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      LO PSICOLOGO, CHI E' COSTUI?
    Malgrado la cultura psicologica si stia costantemente diffondendo nella società, esiste ancora molta confusione sulla figura dello psicologo, su chi sia e cosa fa, e su cosa lo distingua dagli altri specialisti della mente. E’ opportuno mettere un po’ d’ordine in questa sorta di grande minestrone psicoculturale, per capire quando e perché può essere utile rivolgersi allo psicologo, o ad uno dei suoi vari “colleghi”.

    Come lascia intendere la parola stessa, lo Psicologo è lo specialista che si occupa della psiche umana, sia sul piano conoscitivo - tutto ciò, quindi, che riguarda ricerca, didattica e sperimentazione volte ad ampliare le diverse conoscenze sul comportamento e sulle dinamiche psicosociali - che clinico-operativo: dalla promozione del benessere alla prevenzione del disagio psichico, fino alla diagnosi, al trattamento ed eventualmente all’indirizzamento verso un differente professionista della salute psichica, quando più adeguato al caso.
    Inoltre, in base ai suoi interessi personali e alla sua formazione, egli può rivolgersi non solo alle persone, ma anche ai gruppi (coppie, famiglie e altro ancora), ad interi organismi sociali (come scuole, aziende, strutture assistenziali) e alla comunità.


    Qualche domanda può aiutare a capire meglio chi è e cosa fa uno psicologo in ambito clinico.

    E’ sufficiente una laurea triennale per essere psicologi?
    No. Il Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche, la nuova figura introdotta dalla riforma universitaria (L.170 dell'11 luglio 2003) possiede alcune competenze tecniche, soprattutto psicometriche, progettuali e di ricerca, e può iscriversi ad una sezione apposita dell'Albo (sezione B), ma per attività complesse si deve appoggiare ad uno Psicologo (laureato quinquennale iscritto alla sezione A dell'Albo), e non può iscriversi a scuole di specializzazione in psicoterapia.

    Lo psicologo prescrive farmaci?
    No, non è un medico. Il suo lavoro clinico consiste nel comprendere ed accogliere la sofferenza, i vissuti e le domande, implicite o esplicite, di chi si rivolge a lui, allo scopo di aiutarlo ad acquisire una maggior consapevolezza di sé e delle proprie difficoltà e potenzialità, mettere ordine nella propria vita ed agire nella direzione desiderata.

    Lo psicologo può essere sostituito da un amico?
    No, perché un amico non ha quell’obiettività e quegli strumenti tecnico-professionali di cui dispone uno specialista della mente.

    Lo psicologo è qualcosa di simile a un coach, un educatore, una guida spirituale?
    No, è una figura professionale diversa, anche se, quando richiesto, la sua azione può essere di tipo psicopedagogico e informativo.

    Lo psicologo può essere sostituito da un sacerdote?
    No. Anche se esistono disturbi psichici a contenuto religioso, le aree di competenza restano distinte, poiché il sacerdote è essenzialmente una guida morale e spirituale.

    Ma allora, cosa fa uno psicologo, in concreto?
    Lo psicologo agisce promuovendo il benessere psichico attraverso strumenti come l’ascolto empatico, la comunicazione strategica, l'interpretazione, gli homework e varie tecniche di analisi, misura e osservazione (tra cui i test psicometrici), integrati dai dati degli esami fisici (quando necessari ad una corretta diagnosi) e dell'anamnesi psicosociale, vale a dire la raccolta delle informazioni biografiche utili per comprendere la complessità della situazione. (Il lettino invece, contrariamente a quanto si pensi, è un elemento del repertorio classico dello Psicoanalista, e lo psicologo solitamente non ne fa uso).

    E tutti gli altri Psi…psicoterapeuti, psicoanalisti, psichiatri…? E il neurologo?
    Sono altri specialisti della mente, con competenze distinte rispetto allo psicologo, anche se a volte le aree d’intervento possono sovrapporsi.

    Lo Psicoterapeuta è uno psicologo (o un medico) che ha seguito una scuola di specializzazione (almeno quadriennale) abilitante alla Psicoterapia,ovvero una specifica tecnica d’intervento sui disturbi psicopatologici. Esistono vari tipi di Psicoterapia, anche molto diversi fra loro; ciò non deve stupire, poiché la mente umana è complessa, e si può guardare ad essa da diverse angolature - ad esempio concentrandoci prevalentemente sul suo aspetto osservabile, il comportamento, o su variabili più interne, come pensieri, emozioni, impulsi; su aspetti maggiormente consapevoli, o piuttosto prevalentemente inconsci; sui vissuti soggettivi o sulle dinamiche relazionali, o ancora sugli aspetti psicofisiologici e psicosomatici… Qualunque sia la Scuola a cui fa capo, lo Psicoterapeuta è comunque un professionista specializzato nella terapia dei disturbi psichici, e il suo intervento è a volte necessario in caso di situazioni cronicizzate o molto complesse.

    Lo Psicoanalista probabilmente nell’immaginario collettivo è il professionista della mente per antonomasia. Si tratta di uno psicologo o un medico specializzato in Psicoanalisi, ovvero una particolare forma di psicoterapia le cui basi risalgono a Freud, e successivamente evolutasi in molteplici direzioni. Come per la psicoterapia, infatti, non esiste un solo tipo di psicoanalisi, ma diverse, in base all’orientamento delle diverse Scuole Psicoanalitiche. Ciò che le accomuna è l’approcciarsi alla dimensione inconscia della mente, e l’utilizzo di tecniche cliniche come la libera associazione e l’interpretazione dei sogni. Tuttavia, è ancora possibile trovare chi esercita la professione di Psicoanalista senza essere né psicologo né medico. E’ anche bene precisare che non tutti gli psicoanalisti, come si tende a immaginare, fanno uso del lettino - anche in questo caso, dipende dalla scuola di appartenenza. In genere il percorso analitico dura a lungo (diversi anni) e ha come scopo principale la conoscenza di sé in profondità, non solo la remissione del disagio o del sintomo.

    Lo Psichiatra è un medico specializzato in Psichiatria. Poiché la specializzazione in psichiatria comprende anche alcuni corsi di psicoterapia lo psichiatra dal punto di vista legale viene correntemente equiparato allo psicoterapeuta (sebbene attualmente ciò sia oggetto di discussione in alcuni ambienti professionali). La specificità della sua formazione è nell’essere fondamentalmente medica, incentrata sui correlati genetici e fisiopatologici dei disturbi psichici, ed è quindi portato all'uso degli psicofarmaci quale metodo elettivo di trattamento. Tende sovente a intervenire con prescrizioni farmacologiche anche in caso di disturbi medio lievi, o addirittura squisitamente psicologici (ad esempio, difficoltà esistenziali o relazionali generanti ansia, depressione, insonnia, ecc.), come del resto tendono a fare anche gli stessi medici di famiglia (non psichiatri) consultati. Si tratta di situazioni in cui la collaborazione con uno psicologo sarebbe vivamente consigliata, per un trattamento più adeguato del problema. Invece negli stati di sofferenza molto gravi ed acuti, in cui è forte l’azione di una componente biochimica (si pensi ai “raptus” violenti e omicidi, agli stati confusionali, alle depressioni profonde specie se “irragionevoli”, al rischio suicidario, ed a tutti i casi in cui le condizioni psichiche appaiono così compromesse da rendere difficile o impossibile la relazione terapeutica) l’intervento psichiatrico è indispensabile - sebbene esso sia sempre più opportunamente integrato con il supporto psicologico/psicoterapeutico, e con quello assistenziale da parte delle strutture preposte (centri di igiene mentale, comunità terapeutiche etc).

    Il Neurologo è anch’egli un medico, specializzato in Neurologia. Talvolta viene confuso con lo psichiatra, perché un tempo le due professionalità erano fuse (esisteva infatti la specializzazione in "Neuropsichiatria", mentre oggi esiste solo quella in Neuropsichiatria Infantile). Egli si occupa delle disfunzioni del sistema nervoso sul versante squisitamente organico - pensiamo, ad esempio, a condizioni come Epilessia, Traumi Cranici, Demenze - intervenendo in modo farmacologico, chirurgico e riabilitativo (solitamente in collaborazione con altre figure professionali, come fisioterapisti o anche psicologi). Non è invece abilitato a diagnosticare e trattare problemi psicologici, salvo nei casi in cui i sintomi psichici abbiano in realtà un’origine organica - come si osserva in certe forme d’intossicazione o di Epilessia del Lobo Temporale, ad esempio. Purtroppo, a causa della persistenza del luogo comune che psichiatri e psicologi siano “i medici dei pazzi”, accade ancora che alcuni medici di famiglia siano costretti a inviare pazienti “ritrosi” al neurologo, anziché allo specialista più opportuno.

    E qui si apre il discorso sui luoghi comuni che ancora aleggiano, nell’immaginario collettivo, sulle figure di Psicologi, Psicoterapeuti, Psicoanalisti e Psichiatri, come spettrali e paurosi fantasmi.

    Andare dallo Psicologo significa essere matti?
    Molti sono ancora convinti, per scarsa conoscenza della materia, che avere un problema psicologico significa essere pazzi. Da qui, il rifiuto dell’esperto in salute psichica.
    In realtà, i problemi psicologici fanno parte della vita di tutti, ed essere “matti” è piuttosto un’esperienza estrema, fortunatamente poco frequente, confinata al grande regno delle Psicosi. Gli psicotici non curati molto difficilmente si rendono conto della propria condizione, perché il loro problema di fondo, per quanto sia eclatante ad occhi esterni, è la perdita di contatto con la realtà; per cui, chiedersi se si è “matti” equivale sostanzialmente a non esserlo!

    Ma allora, quand'è che è consigliabile andare dallo Psicologo?
    Quando un problema è tale da non poter essere affrontato con i propri mezzi, o con l’aiuto degli altri.
    La sofferenza non è di per sé patologica, anzi, è una reazione “sana” - significa che manteniamo il contatto con la realtà di fronte a prove anche dure che la vita ci sottopone (pensiamo a un lutto, un incidente, la rottura di una relazione importante, il fallimento di un progetto ambito…) – ma è necessario esser consapevoli che un dolore o una difficoltà che persistono troppo a lungo molto probabilmente non passeranno da soli, ma piuttosto si cronicizzeranno. Se il “fai da te”, i consigli di parenti e amici, i suggerimenti e gli aiuti del medico non hanno funzionato, generando un appuntamento quotidiano con il malessere che finisce per ripercuotersi e condizionare pesantemente la vita di tutti i giorni, magari continuiamo sempre a sperare che col tempo che cose possano migliorare...ma quando?
    Come se poi non bastasse, in certi casi il fai da te potrebbe anche tradursi in “cure” inadatte, e portare all’erronea convinzione che non si potrà mai migliorare perché si è già fatto “tutto il possibile” (almeno dal proprio punto di vista…) E non parliamo del rischio di incorrere in ciarlatani.
    In situazioni di questo tipo, andare dallo psicologo significa essere responsabili e impegnarsi concretamente a migliorare la qualità della propria vita.
    Ecco degli esempi:

  • Quando manca la serenità, quando ci si accorge di avere reazioni inadeguate che portano sofferenza a sé stessi e/o agli altri;

  • Quando si ha la sensazione, o il timore, di non comprendere più il proprio vissuto, di perdere la bussola e il timone di se stessi e della propria vita;

  • Quando si avvertono dei blocchi che ostacolano la propria capacità di scegliere, decidere, agire;

  • Quando ci si trova in situazioni come: stallo – disagio – ansia - stress ingestibile - pensieri e impulsi fissi, intrusivi, inappropriati o irragionevoli - difficoltà comunicative, relazionali, sessuali - auto-svalutazione – autolesionismo - non accettazione di sé – depressione – disperazione - fasi critiche della vita - crisi d’identità - problemi esistenziali - euforia artificiale – dipendenze - perdita dell’autocontrollo - difficoltà nell’approccio con la realtà etc...

  • Una sofferenza psicologica “importante” è molto più frequente di quanto non si pensi, ma purtroppo, le persone non sempre se ne rendono pienamente conto, anche perché spesso il disagio interiore non viene percepito da chi ci è vicino, e tende ad essere addirittura nascosto, per timore di apparire inadeguati, bizzarri, “non a posto con la testa”, "diversi". Il rischio maggiore, purtroppo molto diffuso, è arrivare a negare addirittura a se stessi l’esistenza del problema, che intanto trova terreno fertile per crescere e nutrirsi.

    Chi non riesce a farcela da solo e ricorre allo Psicologo, è un debole?
    E' abbastanza evidente che ci vuole molta più forza, consapevolezza e coraggio nello scegliere di affrontare le proprie difficoltà nel modo opportuno, che fingere non si tratti di nulla, scappare da se stessi e nascondere la testa sotto la sabbia a mò di struzzi…

    Problemi vecchi, "soluzioni" nuove....
    Dato che guardarsi dentro e mettersi in discussione può spaventare, ecco che spesso ci si rivolge ad altre tipologie di servizi per "curare" il proprio disagio interiore, nell'errata ma diffusa convinzione che possano essere di pari o addirittura maggior efficacia di quelle psicologiche.

  • Il fascino dell'esotico e dell'esoterico, della serie: io dallo psicologo non ci andrò mai... però, magari, un counselor, un antroposofista esistenziale, un guru, o, perché no, un mago che sistemerà tutto senza che io debba fare alcuno sforzo! Si, perché fino a quando nell'immaginario popolare le professioni dotate del "luciferino" prefisso psi evocheranno ancora minacciosi fantasmi di stigma, follia e manicomi, apparirà certo più rassicurante recarsi da figure all'avanguardia, con nomi neutri o suggestivi, e magari in possesso di nuove tecniche e risposte che potrebbero "cambiarci la vita"!
    Solitamente, più grossa è la promessa e più grossa è la fregatura. Tralasciando i casi estremi, che ci auguriamo possano essere sempre più rari - anche se, come ci mostrano i giornali, fragilità e scarsa informazione portano ancora molte persone a farsi irretire da sette e ciarlatani, ricevendone danni notevoli sul piano economico, psicologico e sociale, quando non addirittura una compromissione della salute e dell'incolumità personale - può essere utile soffermarci sui counselor, di cui si parla sempre più spesso. A prescindere dalla buona fede e dalla serietà di chi si presenta come tale, ciò che bisogna sapere è che in Italia quella del counselor è una professione riconosciuta, ma non regolamentata. Ciò vuol dire che non è sempre facile risalire ai percorsi formativi dei counselor, perché non esistono iter previsti per legge. Questi professionisti tendono ad autorganizzarsi tramite associazioni di categoria (ce ne sono molte, e molto diverse fra loro), però in teoria chiunque potrebbe presentarsi come counselor senza incorrere in sanzioni da parte dello Stato. Esistono scuole che rilasciano ufficialmente la qualifica di counselor, ma hanno una durata massimo triennale, e tra i requisiti di ammissione non è richiesta quasi mai la laurea in Psicologia (o una qualsiasi altra laurea). Già da ciò si evince il divario formativo che esiste fra la figura dello psicologo e quella del counselor.
    L'attività di semplice counseling, che è di fatto una relazione di aiuto basata su percorsi consulenziali e di sostegno, può quindi - in mancanza di una legge dello Stato - essere esercitata da chiunque, mentre il counseling psicologico rientra fra le competenze previste dalla legislazione italiana per la figura dello psicologo, e può essere praticato esclusivamente da psicologi, senza alcuna formazione aggiuntiva a quella prevista dalla normativa vigente per esercitare la professione. E' bene sapere queste cose, per scegliere consapevolmente la figura cui rivolgersi, tenendo ben presente che cambiar nome al professionista non vuol dire cambiare i problemi (ma la competenza con cui li si affronta può cambiare, e non poco....)

  • E se bastasse una pillola? E' semplice: non basta. E, nei rari casi in cui basta, forse se ne poteva fare a meno (è il ben noto "effetto placebo": pensando che ci sentiremo meglio ci rassicuriamo, riuscendo così a vivere diversamente le difficoltà... almeno per un po').
    E' anche vero che la psicofarmacologia è da decenni in rapida espansione, e che nel caso di alcuni disturbi un percorso di cura farmacologica - sotto stretto controllo medico - può essere d'aiuto, specie se sostenuto da adeguato intervento psicologico. Non va però dimenticato che la conoscenza del meccanismo d'azione delle sostanze psicoattive è tuttora limitata, e che l'alterazione del nostro assetto biochimico cerebrale può determinare effetti secondari e collaterali non sempre prevedibili o positivi.
    Quindi, se qualcuno ci suggerisce che basterà qualche pillola perché tutto vada a posto, pensiamoci due volte...


  • Andare da uno “strizzacervelli” non può essere pericoloso?
    Esistono mille varianti di questo luogo comune, perché mille sono i modi in cui si tenta di sfuggire ai propri problemi (non è autolesionismo, non sempre almeno…ma piuttosto un ingenuo tentativo di autorassicurarsi pensando “non è niente”, “ce la faccio” “non ne ho bisogno”…):
    Gli psicologi sfasciano le famiglie
    Gli psicologi fanno perdere la fede
    Gli psicologi fanno il lavaggio del cervello

    E via immaginando, o meglio proiettando i propri timori. E’ bene chiarirlo una volta del tutto: gli psicologi non hanno tutto questo potere. Se gli equilibri della propria vita cambiano in seguito ad un lavoro di tipo psicologico, è perché evidentemente prima qualcosa non funzionava.
    Certo, è anche importante scegliere con cura il professionista cui ci si affida, come faremmo con un medico, un architetto, un avvocato…è bene verificarne l’appartenenza all’Albo, e se ci sembra troppo approssimativo, superficiale, e poco professionale sul piano deontologico….meglio cambiare.

    Veniamo alla salute del portafoglio. Le spese per le sedute dallo psicologo sono detraibili dalla dichiarazione dei redditi?
    Certamente, se avete redditi soggetti ad IRPEF. L’Agenzia delle Entrate, con la circolare n.20 del 13/05/11, riconosce esplicitamente di aver equiparato, ai fini della detrazione IRPEF, le prestazioni sanitarie psicologiche e quelle mediche. La detrazione è applicata al totale delle spese sanitarie eccedenti la franchigia di 129,11 Euro, in misura del 19%. Tale detrazione non si applica invece alle spese per colloqui con il counselor o con altri professionisti di ambito non sanitario.
    Per poter detrarre le spese per lo psicologo non è necessario che le sedute siano state prescritte dal medico di base, ma è fondamentale farsi rilasciare le fatture dallo psicologo stesso. Fatture, non ricevute semplici: devono contenere i dati del professionista (domicilio, codice fiscale, partita IVA), il nome e l'indirizzo del destinatario, la data, la numerazione progressiva, l'indicazione del tipo di prestazione, lo scorporo dei valori in fattura con relativa descrizione, e infine una marca da bollo di € 1,81 se l'importo della fattura supera i 77,47 Euro).
    Non abbiate timore a chiedere la fattura, per lo psicologo rilasciarla è obbligo di legge.
    Tenete anche conto che, a partire dal 2020, per poter detrarre è necessario che il pagamento dell'onorario sia effettuato con modalità tracciabili (bonifico, POS e altri mezzi riconosciuti).
    E' sempre possibile pagare in contanti, se non si è interessati a detrarre o se si è impossibilitati a farlo.

    E chi non può permettersi un trattamento lungo e costoso cosa può fare?
    Sfatiamo innanzitutto un po' di miti su costi, frequenza e durata.
    Molto raramente andare da uno psicologo significa impegnarsi per anni.
    Anche qui, si tende a confonderlo con la figura dello psicoanalista, che nell’immaginario popolare si prende carico per tempi virtualmente infiniti di pazienti nevrotici e facoltosi, decisi ad esplorarsi fino in fondo (e c'è sempre qualcosa in più da scoprire..) distendendosi comodamente sul lettino per un’ora quattro-cinque volte a settimana.
    Ma le cose, solitamente, sono diverse. Dallo psicologo non di rado sono sufficienti poche sedute per mettere meglio a fuoco la propria situazione; a volte anche uno o due incontri bastano a una persona per sentirsi aiutata, e non si sente il bisogno di tornare. Tuttavia, in questi casi è necessario essere davvero motivati al cambiamento, e ad abbandonare modi di pensare e di agire inadeguati.
    Anche quando si deve affrontare un percorso più impegnativo, solitamente è sufficiente un incontro a settimana in fase iniziale, e, in seguito, un paio di sedute al mese (o anche meno) sono adeguate a supportare il lavoro su se stessi favorendo al contempo la progressiva autonomia della persona rispetto allo Psicologo.

    Va anche detto che l’onorario dello Psicologo non è rigido.
    Il Tariffario stabilito dall’Ordine ha un valore solo orientantivo e lascia ampi margini che consentono al professionista di stabilire, in base al caso e alla situazione (anche quella economica di chi si rivolge a lui) la cifra più opportuna. Se l'onorario del professionista cui ci siamo rivolti è al di fuori del nostro budget, non scoraggiamoci. Cerchiamo ancora.
    Infine, ricordiamo che presso la ASL e altre strutture convenzionate o del privato sociale, è spesso possibile avere un aiuto psicologico quasi (o del tutto) gratuito.
    Se tali servizi sono ben organizzati, l'assistenza fruibile è ad ampio spettro, polispecialistica. Tuttavia, la copertura territoriale offerta dal Servizio Sanitario Nazionale è insufficiente: l'assistenza dello psicologo in alcuni comuni e distretti locali non è garantita, oppure i professionisti sono troppo pochi e si è costretti a sopportare lunghe code di attesa (col rischio, nel frattempo, di assistere impotenti al peggioraramento delle proprie difficoltà).

    Bisogna purtroppo riconoscere che nella nostra nazione le istituzioni non colgono adeguatamente il bisogno diffuso di interventi a supporto del benessere e della qualità della vita, e poco o nulla viene fatto per la prevenzione del disagio e della psicopatologia. Non esiste lo "psicologo di base", una figura familiare che possa seguire ogni cittadino lungo l'arco della sua vita, accompagnandolo nei momenti critici e nelle fasi delicate dell'esistenza; ecco che quindi, spesso, la sola opzione disponibile per chi ha bisogno è il professionista privato, o un'altra figura (counselor, coach...), magari più accessibile economicamente, ma priva di un'approfondita formazione di tipo psicologico.
    Ecco perché uno degli obiettivi che ho da sempre più a cuore è poter offrire servizi accessibili alla maggior parte delle persone, nella convinzione che la Psicologia debba essere una risorsa per tutti (e non un "lusso" per pochi, come spesso, tristemente, accade).

    Parliamo di onorari! (Ovvero, il mito dei 100 Euri)
    In realtà, se si cerca con attenzione, si può notare che esistono psicologi "per tutte le tasche". Questo perché i criteri con i quali ogni professionista fissa l'onorario variano in base a numerose considerazioni (zona in cui si lavora, spese di gestione dello studio, anzianità, tipo di servizi offerti, valori e teorie di riferimento, strategie promozionali, ecc....) Ad esempio, ElencoPsicologi.it permette di selezionare gli psicologi anche in base al costo del primo colloquio. Diversi colleghi, in condizioni di reale necessità dei pazienti, hanno la possibilità di rimodulare l'onorario in modo da rendere le spese sostenibili anche da parte di chi è in difficoltà economiche.
    Certo, in generale siamo lontani, nel privato, dall'offerta di servizi psicologici "economici". Perché gli psicologi costano? Molti se lo chiedono, pensando che la spesa sia eccessiva, e non considerando il fatto che "costano" (spesso anche molto di più!) tutti i professionisti che lavorano in proprio: avvocati, medici con studio privato, commercialisti...
    Gli psicologi che lavorano come dipendenti del SSN e che quindi ricevono regolare stipendio dallo Stato sono pochissimi, perché pochissimi, purtroppo, sono i posti che uno Stato ancora così disattento al benessere dei suoi cittadini prevede nelle sue strutture. La quasi totalità degli psicologi lavorano quindi privatamente, ed il loro onorario non è un valore "netto": da esso vanno detratte tasse, contribuiti pensionistici - dei quali solo una minima parte è addebitata in fattura - eventuale affitto dello studio e assicurazione, spese per ferie, malattie e aggiornamento professionale. Se poi si pensa anche alle fluttuazioni tipiche della libera professione, si comprende come possa non essere facile trovare un compromesso fra le esigenze economiche dei professionisti e il desiderio di offrire servizi accessibili a tutti.
    Tuttavia, va anche detto che, in determinati casi, quello dell'onorario è un falso problema: una sorta di "moratoria" che ci concediamo per non mettere in discussione la strada che finora abbiamo seguito, anche se rasenta il precipizio o si dirige verso un vicolo cieco...
    In realtà, la domanda da porsi è questa: sono disposto a spendere per il mio benessere e la mia tranquillità, e quella dei miei cari? Laddove "spendere" non è solo il pagare l'onorario dello psicologo, ma è dedicare spazio, tempo, energie, volontà ed impegno alla comprensione e allo scioglimento dei nodi della propria vita. Con qualche piccola rinuncia alle spese e alle cose superflue....

    Non per dire una cattiveria, ma se nessuno avesse problemi lo psicologo finirebbe di lavorare… Non è vero. Molti si stupirebbero sapendo che una buona parte di coloro che consultano uno psicologo non hanno alcun particolare problema. Si può ricorrere ai suoi servizi ogni qual volta si desidera anche solo semplicemente il parere di un esperto della mente su una particolare situazione (che viene analizzata a fondo, e non in modo sommario come accade nelle rubriche dei giornali..), o si ha voglia di guardarsi dentro per conoscersi meglio, o si abbisogna di informazioni e chiarimenti su temi psicologici, o ancora, si desidera un controllo sul proprio stato di salute psichica a scopo preventivo...anche questo, un comportamento di grande responsabità verso il proprio benessere e quello di chi ci è vicino.









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